La caratteristica fondamentale per diventare un buon architetto, essere dotati di sensibilità, vale a dire, la capacità di sintetizzare delle esigenze sul riferimento unico che l’architettura ha, l’uomo.
L’artchitettura, un percorso straordinario che va affrontato con impegno e dedizione. Ne abbiamo parlato con Mauro Spagnolo, architetto e giornalista, specializzato in energie rinnovabili.
Molti giovani sono frenati dall’iscriversi ad architettura dal numero
chiuso e la presunta saturazione rofessionale degli architetti. Lei che
ne pensa?
Effettivamente la professioni di architetto in Italia, sta soffrendo perché il numero chiuso è un problema antipatico, ma reale. La risposta è a monte. Il numero chiuso si sarebbe potuto risolvere, se avessimo lavorato in questi ultimi 20 anni sulla qualità e l’autorevolezza del nostro mestiere.
In altre parole, da noi, a differenza di altri paesi, è un mestiere, poco considerato, non qualificato e non certo per la formazione. Uno studente italiano di architettura è superiore (lo dico sia per esperienza didattica che professionale) alla media internazionale. L’impatto che subiscono i giovani è quello con il mondo del lavoro.
Dalle bsse parcelle, all’incertezza dei pagamenti, all’insolvenza dei potenziali clienti, dalla presunta qualità del progetto per mancanza di regole certe, tutti elementi che squalificano la professione.
Perché un giovane dunque dovrebbe iscriversi ad architettura?
Semplicemente, perché è un percorso straordinario. Il più ricco, profondo e articolato che l’università italiana possa offrire. Tuttavia, una volta laureato, consiglierei di affacciarsi al mercato di lavoro estero, almeno europeo.
Sin dagli anni universitari,si possono iniziare a stabilire delle relazioni, con la speranza (sono un ottimista) di tornare in Italia, visto che il sistema Italia sta esplodendo, dopo la deflagrazione ci sarà la ricostruzione.
Nel campo delle energie rinnovabili e della sostenibilità, quali saranno le figure più richieste dal mercato del lavoro?
Sicuramente quella del progettista del green building, mercato in pieno sviluppo, anche in questo caso, ritengo più utile fare un’esperienza all’estero.
Studiare la progettazione, ad esempio, di un edificio che auto produce l’energia per il proprio fabbisogno, è altamente innovativo sia come formazione che potenzialità professionali. Letture e corsi specializzati, fuori dal contesto universitario, incrementano consapevolezza e competenze sulla cultura sostenibile e facilitano l’inserimento nel mondo lavorativo.
Basti pensare ai lavori sperimentali che si stanno già attuando per costituire
smart cities, vale a dire città interattive dal punto di vista energetico e funzionale.
Personalmente, mi sono avvicinato all’energia sostenibile con il progetto di tesi
(imbarcazione ad energie pulita) che poi ho sviluppato come ricercatore (responsabile del progetto) al Cnr.
Parallelamente alla progettazione, mi sono dedicato alla comunicazione e sensibilizzazione delle energie rinnovabili, diventano giornalista, collaborando a programmi televisivi e fondando la rivista www.rinnovabili.it
Scarse conoscenze matematiche e debole attitudine al disegno, inficiano il percorso di studi?
No. La caratteristica fondamentale è essere dotati di sensibilità, vale a dire, la capacità di sintetizzare delle esigenze sul riferimento unico che l’architettura ha, ossia l’uomo.
Cucire delle esigenze intorno allo spazio vissuto dall’uomo, unico vero obiettivo dell’architettura. Capacità matematica o tecnologica costituiscono competenze e valori successivi.