Il primo giorno di scuola non è una novità solo per i bambini: anche per i genitori, infatti, inizia un nuovo percorso fatto di regole, possibilità, responsabilità e qualche rischio. La scuola diventa il mondo in cui i bambini spendono buona parte della loro formazione, conoscono e riconoscono nuove figure educative, pertanto è fondamentale instaurare un rapporto sano e equilibrato tra mondo genitoriale e scolastico al fine di favorire l’educazione del bambino.
Per questo motivo, di seguito riportiamo alcuni tipici atteggiamenti che sovente emergono nel rapporto tra genitori e scuola, così da rendere più agevole a costruzione di una relazione efficace tra i due mondi.
Insegnanti e genitori: a ciascuno il suo – Capita spesso che madri e padri commentino negativamente il lavoro dei docenti o che, peggio, discutano del loro operato pretendendo di “spiegare” loro come andrebbe fatto. La scuola è la prima forma di comunità con cui si confronto un individuo (utilizziamo il termine “individuo” poiché il bambino sarà un adulto e o ogni vissuto che sperimenta costituisce il bagaglio emotivo, cognitivo e relazionale del suo essere adulto) e, un coinvolgimento non equilibrato dei genitori potrebbe costituire una barriera relazionale del giovane scolaro sia rispetto ai compagni che agli stessi insegnanti. Ovviamente il genitore deve essere vigile sull’andamento scolastico in ogni sua piega, ma è nocivo se si sostituisce alla figura dell’insegnante. La divisione dei ruoli “autorevoli” durante le diverse fasi di crescita favorisce un’elaborazione del pensiero e dell’azione in modo maggiormente autonomo e consapevole.
Chiudere il bambino in una campana di vetro? No grazie – L’iperprotezione è un atteggiamento molto comune per un genitore; nei confronti dei fili più piccoli, predomina spesso un eccesso di assistenza, che in alcuni casi sfocia in una vera e propria sostituzione operativa; mentre con i ragazzi più grandi, l’atteggiamento più comune può essere quello di voler difenderli da qualsiasi accusa, in maniera pregiudiziale, con il rischio di minare il percorso che porta i giovani all’acquisizione di un equilibrato senso di responsabilità.
Un accudimento eccessivo del figlio, infatti, genera da una parte un arresto dello sviluppo della personalità e dall’altra favorisce l’incremento di paure, anche a livello inconscio. La presenza dei genitori dona al bambino protezione e senso di sicurezza, ma non deve essere invasiva o sostitutiva alle esperienze del bambino. La partecipazione genitoriale si esplica attraverso il dialogo, lo stimolo nelle attività extrascolastiche, in modo equilibrato senza che il bambino si senta oppresso dagli impegni o relegato davanti ad un pc o un tablet.
“Lascio che se ne occupino gli insegnanti” – Ultimo atteggiamento, è quello di quei genitori che, per diverse ragioni, delegano completamente il compito della crescita e dell’educazione dei figli ai professori di scuola. Comportamento, questo, che non significa “fiducia” nel sistema scuola, quanto piuttosto disinteresse e poca partecipazione. D’altra parte, una delega eccessiva a livello educativo, può generare nel bambino un senso di smarrimento e di perdita dei punti di riferimento; mentre la scuola dovrebbe essere vista come uno degli attori che partecipano alla formazione (in senso lato) dell’individuo.