Affrontare un colloquio di lavoro al meglio presuppone una preparazione adeguata. Non è sempre così, poichè spesso la convocazione ad un colloquio di lavoro è sottovalutata e si arriva all’appuntamento senza conoscere e, soprattutto, mettere in atto le strategie migliori. Vediamo le domande ad hoc su cui non bisogna trovarsi impreparato.
La presentazione
Per prima cosa, di fronte ad un selezionatorare è bene presentarsi in modo chiaro e sintetico e saper comunicare le proprie capacità.
Una tipica domanda sottoposta in sede di selezione riguarda il modo in cui percepiamo e descriviamo noi stessi.
Ad esempio, il selezionatore può chiedere ”mi parli di lei” o “perchè si trova qui”, allo scopo di mettere a proprio agio e contemporaneamente di far venire allo scoperto il candidato.
Di fronte a questa domanda apparentemente amichevole, ci si gioca una carta importante nei confronti del selezionatore, impariamo gli “arnesi” del mestiere.
Autoanalisi e valutazione di sè in un’ottica di concretezza
Doti molto richieste sono: mostrare padronanza di sè, delle proprie conoscenze, capacità, qualità personali ed essere in grado di portare esempi concreti, casi in cui si è dimostrato di avere quelle date qualità e saperle comunicare.
Un buon allenamento è, ad esempio, parlare delle esperienze vissute concentrandosi sui risultati accademici e le aspirazioni professionali, combinando le esperienze passate con le più attuali.
La capacità di autoanalisi è molto apprezzata; spesso viene proposta, a seguire, la fatidica domanda “quali doti e difetti pensa di avere“; al candidato viene chiesto di presentarsi con degli aggettivi che connotano gli aspetti positivi e negativi della sua personalità.
A questo tipo di domanda è bene dimostrarsi fiduciosi ed è aspicabile portare esempi reali nei quali si è operato-attivato qualche aspetto del proprio atteggiamento in situazioni pratiche.
Riguardo ai punti di debolezza, tutti hanno delle mancanze! non serve nasconderle, ma è consigliabile trovare l’argomentazione adeguata che le faccia percepire come aspetti che non si è ancora avuto occasione di testare e che assolutamente si intendono sviluppare.
L’atteggiamento pro-attivo paga sempre.
Interessi personali
Spesso viene richiesto l’ultimo libro letto, gli hobby, le associazioni cui si fa parte, tempo dedicato alla socializzazione e tutto ciò che riguarda l’aspetto privato.
Il candidato non deve percepire questo tipo di richieste informative come un divagare del selezionatore tanto meno come un invasione della propria privacy.
La domanda sugli interessi può essere un modo dell’interlocutore di spostare anche per una attimo l’attenzione su temi di nostra competenza.
Spesso, parlare delle proprie passioni si rivela utile per sondare un terreno più permeabile e che ci rende più trasparenti. Il far conoscere le attività extra-lavorative può rivelare competenze di cui non si ha piena consapevolezza.
“Cosa faresti se…?”. Rapportarsi alle urgenze
In tutti i lavori, nella vita quotidiana in generale siamo sottoposti a scelte.
Alcune di queste richiedono imminenza e rapidità maggiore rispetto ad altre. Molto spesso in sede di selezione viene valutato lo stato di stress, se sottoposti ad attività particolarmente onerose ed il rapporto che si ha con le urgenze.
Il timore che si ha generalmente è quello di dare una risposta ovvia, del tipo: “non sono un tipo ansioso, se c’è una cosa importante da fare mi attivo prontamente “.
Questo è molto spesso ciò che si pensa di attuare ma non è detto che si riesca a realizzare sempre, soprattutto perchè nelle attività lavorative il tempo è una risorsa che tende a scarseggiare e che necessita di essere sempre ottimizzata in vista del raggiungimento degli obiettivi.
In questo caso può essere utile rispondere che si ha un buon controllo di sè e che si agisce per priorità e che di fronte ad una urgenza, non ci tira indietro.
Piccoli accorgimenti che in un colloquio di selezione potrebbero marcare la differenza e consentire l’accesso al posto desiderato.