Manuskills, 6 giochi per fare impresa

Il progetto, finanziato dall’Unione Europeo, presenta i risultati di oltre 2 anni di lavoro nelle scuole. Alla base l’idea di colmare attraverso il gioco il divario tra la formazione dei giovani e le loro capacità imprenditoriali

Da una parte c’è l’industria manifatturiera e l’ingegneria. Dall’altra la formazione dei giovani e le loro ambizioni. A mettere in connessione i due mondi sono stati i sei giochi, basati sulle più innovative tecnologie informatiche. A mettersi alla prova, infatti, sono stati oltre mille studenti di diverse scuole europee (dalla Danimarca alla Grecia) che grazie al progetto Manuskills – finanziato dall’Unione Europea all’interno del Settimo Programma Quadro dedicato alla ricerca tecnologica e allo sviluppo – hanno sperimentato l’applicazione di questi giochi ideati per aumentare la consapevolezza e l’interesse per l’ingegneria e l’industria manifatturiera.

Prof Marco Taisch_Responsabile progetto ManuskillsTaisch: “Attraverso il gioco ci siamo avvicinati ai ragazzi”. Il progetto, di circa 28 mesi, ha analizzato gli approcci pedagogici più adatti alla personalizzazione dei bisogni di apprendimento individuali, tenendo conto dei bisogni delle imprese industriali. “Siamo partiti dai dati e dal gap che oggi si registra tra la domanda e l’offerta di lavoro. Le aziende non riescono a trovare profili con le giuste skills, mentre dall’altra parte c’è un forte tasso di disoccupazione”, spiega a Italia Orienta Marco Taisch, responsabile progetto Manuskills. E precisa: “Quello che dovevamo fare era quindi rendere più attraente il mondo del manifatturiero agli occhi dei ragazzi, farlo conoscere dal di dentro e aumentare il suo appeal. Il mondo migliore per fare tutto questo era parlare lo stesso linguaggio dei ragazzi: giochi basati su tecnologie IT”.

Dai giochi più evocati a quelli basati sulla progettazione. Per ogni gruppo di età sono stati presi in considerazione diversi obiettivi quali la consapevolezza, la conoscenza e l’applicazione. “Ogni gioco – precisa Taisch – è stato declinato sulle diverse fasce di età, considerando che un ragazzo di 15 anni risponde a diversi stimoli rispetto a un universitario. Così si passa dai giochi più semplici ed evocativi e basati sull’immaginazione (come fare il gelato) a cose più complesse, come lo sviluppo di vere e proprie conoscenze avanzate relative alle tematiche di progettazione e produzione”. In questo caso quindi l’utilizzo dei cosiddetti “serious game” è stato ribaltato: da giochi nati per attività didattiche si è passati a strumenti capaci di attrarre e creare consapevolezza su cosa significhi lavorare in questo settore.

Perini: “Siamo andati oltre l’insegnamento tradizionale”. In Italia hanno partecipato al progetto 3 realtà a partire da una delle eccellenze universitarie nazionale quali il Politecnico di Milano, insieme al Liceo Artistico Medardo Rosso di Lecco e alla Scuola Media Locatelli Oriani di Milano. “Avere la possibilità di stare in aula con gli studenti e lavorare a stretto contatto con loro è stato emozionante – precisa Stefano Perini, dottorando di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano e parte del progetto Manuskills – e ho potuto percepire quanto più intensamente la lezione e l’apprendimento sono reali quando l’esperienza è attiva, cosa che di solito non succede nei processi di insegnamento tradizionali. E di questo scambio reciproco beneficiano gli studenti, ma anche i docenti”.

Gli obiettivi raggiunti. L’iniziativa ha raggiunto i principali obiettivi posti in fase iniziale: dalla forte crescita di interesse per l’ingegneria e l’industria manifatturiera (+22%) all’aumento della consapevolezza di una futura carriera nel settore manifatturiero (+12%). “Tutti questi risultati – precisa Marco Taisch – si tradurranno in un white paper rivolto ai policy maker nazionali e internazionali contenente le linee guida su come mettere in atto azioni mirate alla promozione e al miglioramento delle competenze manifatturiere degli studenti di ogni età, alla valorizzazione dei giovani talenti e allo sviluppo delle giuste competenze di cui gli stati e le aziende europee hanno bisogno”.

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