Parte il biorestauro al Liceo Cairoli di Vigevano

VIGEVANO – Camice bianco, occhiali e guanti protettivi. Si vestono così gli studenti del terzo anno del Liceo Scientifico “Cairoli” di Vigevano quando entrano in laboratorio. A loro infatti è stato affidato il restauro della collezione storico-naturalistica dell’antico Gabinetto di Scienze naturali del loro istituto. Un impegno che va oltre le ore curricolari previste e che rientra invece in un nuovo esempio di alternanza scuola-lavoro.

Dall’anno scorso gli studenti studiano e imparano l’arte del restauro, ma anche le basi per creare un sito web o un data base dove inserire il materiale biologico catalogato. Ma per fare questo lavoro non bastano le competenze di matematica, fisica o biologia acquisite in classe, ma bisogna andare a mettere il naso fuori. Oltra al supporto di una associazione che lavora sui software, la scuola ha così realizzato una collaborazione con il sistema museale dell’ateneo dell’Università di Pavia e i curatori del Museo di storia naturale.

“Un primo step verso l’acquisizione di nuove competenze – racconta a Italia Orienta la professoressa Amalia Trifogli, responsabile del progetto e delegata all’orientamento,– è stato raggiunto grazie al contributo e sostegno dei ricercatori dell’Università di Pavia che hanno seguito i ragazzi in questa prima fase”. Gli oltre 70 studenti prescelti, infatti, sono entrati nelle aule dei laboratori dell’ateneo e hanno imparato le basi dell’arte del restauro e della catalogazione- naturalistica. Per questa, però, è entrata in gioco anche una società informatica che ha spiegato ai ragazzi come fare un sito web e come creare un database”.

“Al momento il progetto è in una fase sperimentale – spiega la professoressa – ma i nostri studenti già riescono a districarsi sul campo. Si sono fatti una idea, ad esempio, di quali potrebbero essere le loro attitudini, di quali sono le caratteristiche che un bio restauratore dovrebbe avere e di cosa significa concretamente scendere sul campo. E di lavoro da fare ne abbiamo ancora molto”.

La collezione del Liceo, datata tra la fine dell’Ottocento e il Novecento, è infatti composta da più di 2000 esemplari, tra cui reperti osteologici, fossili, rocce, modelli didattici anatomici e botanici ed esemplari in liquido. Una quantità di materiale che rischia tra l’altro di rovinarsi. “Il prossimo step – spiega la coordinatrice del progetto – sarà quello di trovare fondi per acquistare bacheche, nelle quali inserire i reperti restaurati. Vogliamo aprire la scuola al pubblico e organizzare visite didattiche. Solo così il nostro lavoro potrà essere valorizzato”.

 

 

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